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A tu per tu con la stilista Laura Biagiotti

News   21 Giugno 2012

Intervista esclusiva di “Questioni di Stile” ad una delle più importanti fashion-designer italiane al mondo!

Laura Biagiotti è una delle stiliste italiane più conosciute ed apprezzate nel panorama stilistico internazionale.

Onori, meriti, grandissimi successi costellano, a dismisura, la sua pregiatissima carriera di fashion-designer; una signora di gran classe ed eleganza (of corse!), che si distingue anche per una inusitata grazia nei suoi modi gentili, nei gesti e nelle parole.

Una di quelle donne che, prima di essere un personaggio mediatico, è notoriamente riconosciuta per essere una persona cordiale, serena, gioviale, disponibile; doti rare e che traspaiono, con prepotenza, dal suo perenne e dolce sorriso che è sempre educato, pacato e sincero.

Laura Biagiotti, inoltre, è una creativa di quelle “vecchio stampo”.

Non a caso, per lei, fare moda, non vuole dire solamente disegnare abiti, scarpe, accessori ma essere anche attenta e precisa nel controllare tutti i più minimi dettagli di ogni singolo capo ed impegnarsi, in prima persona, nel supervisionare ogni linea e collezione della sua maison: dalle bomboniere ai complementi d’arredo, dai profumi agli abiti ecc…Del resto, nel suo mondo, non sono permessi errori; regna la più assoluta perfezione!

Ed è sicuramente questo, uno dei tanti segreti che hanno portato Laura Biagiotti a diventare una delle fashion-designer più influenti del Pianeta: una stilista che anticipa i trend, che fiuta i colori, i tagli ed i volumi su cui puntare e che, di stagione in stagione, dettano tendenza da un continente all’altro.

Un’imprenditrice di successo come poche altre in Italia, che ha dato lustro al made-in-Italy in paesi stranieri come in Cina, in Russia ed Egitto quando nessuno, prima di lei, aveva compreso l’importanza della “globalizzazione della moda” e dell’ apertura sui mercati stranieri.

Una donna decisa e sicura si sé e che è riuscita ad imporsi, grazie al suo prèt-a-porter di ricerca e all’altissima qualità delle lavorazioni dei suoi capi e dei pregiatissimi materiali impiegati.

Abiti che sono come delle vere e proprie opere d’arte: headpieces da collezione!

Quarant’anni di attività che dalla sua prima sfilata, nell’ormai lontanissimo 1972, ad oggi, hanno testimoniato la nascita e l’affermazione di un impero industriale davvero unico al mondo nel campo della moda che si distingue per raffinatezza e per la preziosissima artigianalità dei capi prodotti e che continua a basarsi su solidi valori umani e sul quotidiano interscambio personale con i propri dipendenti.

Un’azienda che oggi conta centinaia di boutique monomarca in tutto il mondo ed al cui vertice, oltre a Laura Biagiotti in qualità di Presidente, dal 2005 è subentrata la figlia di quest’ultima: Lavinia Biagiotti-Cigna in veste di Vice-Presidente; una bellissima ed intelligente ragazza che sta onorando, in maniera egregia le orme della madre e che ha già all’attivo un libro: “Pronto e Indossato”, rubriche sui maggiori settimanali di moda e riconoscimenti internazionali. Del resto: buon sangue, non mente! Laura e Lavinia oggi vivono insieme nel quartier generale della maison, presso il Castello Marco Simone di Guidonia, vicino Roma, un monumento nazionale dell’XI secolo che Laura Biagiotti ha restaurato insieme al marito Gianni Cigna (deceduto nel 1996) e che oggi è anche sede di uno dei più grandi campi da golf europei con 27 buche, che si snodano su150 ettaridi terreno e che vanta una club-house da 7.000 mq, ove, nel 1994 si è disputato l’Open d’Italia.

Leggiamo insieme quello che ci ha confidatola Maestra Biagiotti.

Gentile Signora Biagiotti, Lei è una tra i più importanti ed influenti stilisti italiani nel mondo: complimenti! A suo giudizio, come e di quanto è cambiata la moda dalla Sua prima sfilata, in quel di Firenze, nel 1972 ad oggi?

biagiottiprotagonisti-180x180La moda è un camaleonte in continuo divenire, inafferrabile chimera di tutte le vanitas. Ma l’arte di abbigliarsi proprio nel suo scorrere e correre inesausto, scopre la sua piccola anima. Anima che io declino al femminile, con grazia sommessa, con ricerca approfondita di ammiccamenti culturali, con il culto della qualità e della durata, unico antidoto a quel “passar di moda” che scolora il nostro guardaroba e noi stesse. Come sempre le rivoluzioni del guardaroba riflettono i cambiamenti sociali. Il consumismo degli anni ’80 ed il minimalismo che ha caratterizzato gli anni ’90, lasciano il posto allo stile dei giorni nostri. Continuiamo quindi a chiederci che cosa è la moda e dove va. Può capitare infatti che certe sfilate finiscano per nascondere il senso della moda tanto che il pubblico è indotto a pensare che la moda non sia altro che la quintessenza della frivolezza. Penso soprattutto alla moda esibita in passerella come esercizio mediatico, come show, scoop, exploit, trovata, ostentazione, apoteosi del nuovo impraticabile nella realtà. Ma guardando la moda al di là di questo abbaglio, troviamo le nostre risposte.

E’ una grande industria, è stato detto tante volte e lo sappiamo, con fatturato imponente, provvidenziale per l’economia del nostro Paese. Ma c’è dell’altro. I vestiti fanno parte della cultura di una collettività, di quella che si chiama la cultura materiale. La moda, anche se in tono minore, è una rappresentazione d’arte, non perché i vestiti siano capolavori o abbiano un valore morale, ma perché fanno parte dei nostri comportamenti, dei nostri a volte inconsci, comportamenti d’arte.

Creare un abito presuppone uno studio della contemporaneità, uno studio psicologico, come dietro al lavoro di un pittore, che facendo un ritratto deve cogliere l’anima e non solamente il volto di chi ha di fronte. E la stessa cosa capita con un abito, che serve per dare un momento di emozione, di felicità. Può distribuire anche bruttezza o volgarità e il mondo ne è già pieno! Certamente non è l’indirizzo dicevo, che io ho dato al mio lavoro di stilista.

La moda dicevo, è un’arte minore, che ha una componente decisiva di creatività e manualità, come ogni arte, del resto: bisogna sempre conoscere le tecniche, gli strumenti che ti possono consentire di realizzare quello che hai in mente. Credo che ognuno di noi, nella gestualità del vestirsi ogni mattina, esprime un gesto d’arte. L’abito è anche un veicolo dei nostri sentimenti, può essere usato come maschera o come espressione, ci può servire al nascondimento o al palesamento del nostro modo di essere. Un gioco positivo fatto anche di regole. La ridefinizione di queste regole oggi ha messo in evidenza una serie di “valori forti” che sono andati affermandosi sia nel sistema moda che nel consumatore: una sorta di controtendenza che ha sostituito all’immagine, all’effimero, i concetti più solidi e duraturi di intelligenza, understatement, qualità, regole alle quali mi sono sempre ispirata.

Assistiamo quindi ad un rallentamento dei tempi di consumo del prodotto moda e ad una voglia di durevolezza verso la qualità e il servizio: segni evidenti di una chiara evoluzione del concetto moda, non più inteso come imposizione ma come fenomeno socio-sensibile, come griglia di modelli che lascia spazio ai gusti e alla personalità di ognuno.

Il prestigioso “New York Times” l’ha definita: “The Queen of Cashmere”: “La Regina del Cashmere”, un filato prezioso che è stato sempre presente nelle Sue collezioni. A Lei va certamente tributato il merito di averlo trasformato, da capo prettamente maschile, tradizionalmente classico e poco modaiolo, così com’esso veniva considerato fino a pochi decenni fa, in un vero e proprio must di guardaroba fashion, elegante ed anche sexy. Com’è riuscita in quest’impresa e come mai ama tanto questo prezioso tessuto?

L’appellativo “The Queen of cashmere” è stato coniato molto generosamente per me da Bernardine Morris la mitica giornalista del New York Times che per decenni ha rappresentato la massima autorità nella critica di moda. Questo riconoscimento sul campo mi ha gratificato molto: amo il cashmere perché è un filato dal calore umano che grazie al suo potere coibentante riesce a mantenere costante la temperatura corporea.

Io lo ritengo per questa sua caratteristica anche uno strumento terapeutico. Quando sono affaticata o stanca mi avvolgo nella mia blanket di cashmere e ritrovo serenità ed energia. Ma molti altri soni i pregi di questo straordinario materiale.

Intanto è sinergico al progetto naturale, perché le capre, che vivono e prosperano su pascoli a 4000 mt. di altezza, sono esse stesse che in primavera desiderano liberarsi dal pesante vello invernale e si strusciano contro cespugli di rovo allo scopo di ottenere una naturale tosatura. Oltre a questo il cashmere è un bene durevole per il suo elevato potere di resistenza alle mode usa e getta e questo consente di patrimonializzare un oggetto che resta a lungo con noi come un libro o un quadro e che ci tiene compagnia con amichevole immutabilità. Ho cominciato ad occuparmi di questo filato molto giovane e scoprii, con mia grande sorpresa che questa meraviglia da tempo memorabile veniva declinata in modellature superclassiche e con una scarna palette di colori secondo un modulo polveroso e noioso. Ritengo di aver reinventato questo piccolo grande miracolo della natura, togliendo l’aspetto “old England” che aveva acquisito nel tempo e restituendogli un’anima di moda e un’energia vitale adatta alla contemporaneità. Credo di esserci riuscita assumendo molti rischi e ricevendo in cambio molte soddisfazioni.

premio leonardo a laura biagiotti 25-GENNAIO-2010-119x180Durante la Sua lunga e mirabile carriera di fashion-designer ha ricevuto tantissimi premi. Ne citiamo solo alcuni: “Premio Donna dell’Anno” (nel 1992 a New York); il Trofeo Marco Polo (1993); la consegna dell’Onorificenza di Cavaliere del Lavoro da parte del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro (1995); il “Premio America” presso la Camera dei Deputti di Roma (2011); il premio “I Leoni della Moda” (Venezia 2011); il “China Trader Award” (2011); nel 2001 è stata la prima stilista a ricevere il “Prix Femmes d’Europe” per aver contribuito a promuovere la partecipazione delle donne allo sviluppo dell’unificazione europea ed ancora, il “Premio Marisa Bellisario” ed anche il “Leone di Cristallo alla Carriera – Premio Casinò di Venezia” ricevuto durante il Gala Ufficiale a conclusione della 64° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della città lagunare (Settembre 2007). Inoltre a suggellare la Sua bravura, è arrivata anche la consegna, per la prima volta ad una donna, del “Premio Leonardo”, tributatoLe dal Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, per il suo eccezionale contributo alla diffusione del Made in Italy nel mondo: Ebbene, a quali tra tutti questi riconoscimenti è più legata e qual è quello che Le ha dato maggior gioia e soddisfazione nel riceverlo?

Nel corso della mia lunga carriera ho senza dubbio ricevuto molti importanti premi ed onorificenze. Molto probabilmente perché alcune persone hanno creduto in me ed in tutto quello che ho realizzato nella mia lunga attività che tuttora continuo a fare. Certamente l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro, “croce” meritata nel duro campo di battaglia quotidiana, è il riconoscimento al quale mi sento particolarmente legata.

Dall’anno 2000 è stata Presidente del “Comitato Leonardo” (che riunisce l’eccellenza italiana dell’industria, dell’arte e della cultura) e, dal 2009, ne è addirittura Presidente onorario. Una grandissima soddisfazione ma anche un’enorme responsabilità. In questo senso, da quali principi fondamentali si fa guidare per ottemperare, al meglio, al Suo compito e quali sono i prossimi obiettivi che si prefigge di raggiungere?

Per me il Comitato Leonardo è stata un’esperienza importante sia dal punto di vista professionale che umano. Sonon marzo-120x180
 stata tra i soci fondatori, concretizzando un’idea del compianto Avv. Gianni Agnelli, portata avanti con dedizione dall’allora nostro Presidente Senatore Sergio Pininfarina. Lo spirito del Comitato consiste nell’individuare quelle Personalità che si sono distinte nell’affermazione del Made in Italy nel mondo. Mi riferisco ai leader d’impresa ma anche ai “maestri d’ingegno” tanto è infatti che tra i nostri compiti istituzionali vi è quello di riconoscere un premio annuale alla Personalità che massimamente ha contribuito alla promozione ed al prestigio dell’Italia all’estero, e a tre, o più top manager d’azienda, leaders di un contesto che noi chiamiamo “Qualità Italia”.

Per quanto riguarda la mia esperienza di lungo corso, cerco di rappresentare e difendere il patrimonio di qualità, conoscenza e competenza che tanti clienti di tutto il mondo mi riconoscono e riconoscono soprattutto al Made in Italy. E’ infatti l’alto livello della qualità che rappresenta il segno distintivo della moda italiana che ha, per questo, raggiunto grandissimi risultati, universalmente riconosciuti.

Il pubblico internazionale veste italiano perché noi siamo in grado di parlare un linguaggio universale e di incontrare il gusto dei consumatori, continuando, come nel Rinascimento, a fare scuola di educazione al bello e alla qualità, sia quando ci si rivolge ai grandi mercati consolidati, che a quelli emergenti. Lo stile di vita Italia è un immenso patrimonio da salvaguardare e promuovere e altre nazioni lo sanno apprezzare ed amare anche meglio che nel nostro paese.

In tempi non facili per l’economia italiana, dopo gli ultimi eventi non positivi che hanno devastato la finanza mondiale, desidero ribadire, con orgoglio di appartenenza, il valore e la centralità dell’impresa per il Sistema Italia, impresa intesa quale bene supremo da amare, difendere e proteggere per il mantenimento e lo sviluppo stesso della nostra democrazia.

Il Suo immenso ed infinito amore per Roma, la Capitale d’Italia, è risaputo e noto a tutti. Ad essa ha anche dedicato il nome di alcuni Suoi profumi: “Roma”, “Roma Uomo”, “Acqua di Roma”… Addirittura nel Luglio del 2004, l’allora Sindaco della Capitale, Walter Veltroni, Le ha conferito la celebre “Lupa Capitolina” durante una giornata di eventi speciali a Lei dedicati, motivati dal Suo dichiarato affetto che l’ha vista sempre molto legata alla Città Eterna. Da dove nasce questo Suo smisurato legame per questa storica metropoli e, secondo Lei, qual è il suo luogo più bello ed incantevole?

INAUGURAZIONE-MOSTRA-DARTE-GENIO-FUTURISTA-BIAGIOTTI-BALLA-250x172Il mio rapporto con l’arte inizia sin dall’infanzia, ricordo l’amore per il bello che mi ha insegnato mio padre Giuseppe. L’amore per l’arte (Roma ne è la culla da millenni) mi è stato instillato sin da bambina: con mio padre che era appassionato di musica, d’architettura, di pittura, giravamo nella bella, metafisica Roma degli anni ’50 con la gioia di carpire con gli occhi e con il cuore tante bellezze e certe indimenticabili atmosfere del dopoguerra. Poi ho cominciato molto giovane a viaggiare per l’Italia e per il mondo intero. Ma di quegli anni iniziali mi sono portata dietro intatta la curiosità e la sete di cultura e di bellezza. L’amore per il bello che mi hanno insegnato si riferisce anche e soprattutto alla natura, nei suoi spettacoli continui e in eterno divenire. Terminato il liceo classico mi iscrissi alla facoltà di Lettere Antiche e stavo specializzandomi in archeologia cristiana, quando mi sono trovata “catturata” dal lavoro di mia madre Delia che aveva una sartoria di Alta Moda.

Debbo il mio mestiere agli insegnamenti e all’amore di mia madre e soprattutto debbo a Lei la religione per il lavoro nel rispetto degli impegni assunti e delle persone che partecipano alle nostre imprese. Ho dovuto prendere a vent’anni una drastica decisione e scegliere definitivamente tra lo studio delle catacombe paleocristiane e la passione per la moda. Resta comunque una traccia di questi studi nel mio modo di lavorare: amore per la ricerca, pazienza, attitudine mentale allo studio del fenomeno moda come espressione primaria dei comportamenti umani.

Il 25 Aprile del 1988, a Pechino, avvenne un evento unico al mondo nella storia italiana: Laura Biagiotti è stata la prima stilista italiana a sfilare nella Repubblica Popolare Cinese. In quell’occasione, 20 mannequins indossarono alcune tra le Sue creazioni più belle. Lei così descrisse quell’evento che fu seguito in televisione da più di 200 milioni di telespettatori cinesi: “Un’avventura meravigliosa. Ricordo il sorriso enigmatico delle 20 modelle cinesi eleganti e flessuose che hanno sfilato i miei abiti; i reportage di moda tra una folla curiosa e divertita sotto il ritratto di Mao a Piazza Tien Ammen e nella Città Proibita; la visita nella casa del fratello dell’Ultimo Imperatore Pu Yi, ultimo rappresentante della dinastia Ching. La sfilata in Cita è un regalo che ho voluto farmi in un momento di riflessione e che si è trasformata in un momento fondamentale della mia vita”. Quanta influenza c’è della moda e delle tradizioni orientali nelle sue creazioni?

Innanzitutto acquisto le materie prime quali il cashmere, la seta in quel lontano paese dall’inizio della mia carriera,BIAGIOTTI-IN-CINA-1988-250x165 inoltre la mia Cina viene da lontano… Una vecchia edizione de “Il Milione” dalle belle illustrazioni, mi aveva avviata bambina ad itinerari solo letterari verso il Celeste Impero. Un paese così lontano da restare relegato nel limbo del mio immaginario, si era arricchito di conoscenze culturali e suggestioni oniriche in continua evoluzione. Della Cina apprezzo sicuramente gli antichi manufatti, di qualsiasi specie, ma soprattutto apprezzo la loro manualità ed alcune loro massime, una delle quali in particolare ho fatto mia “Chi è maestro dell’arte di vivere fa poca distinzione tra il proprio lavoro ed il proprio gioco, la propria fatica ed il proprio divertimento. Quasi non sa quale sia dei due. Persegue semplicemente il proprio ideale di eccellenza in tutto quello che fa… lasciando agli altri decidere se stia lavorando o giocando. Ai suoi occhi sta sempre facendo entrambi” Lao Tze.

La Sua maison è sempre stata in prima fila ed attenta alla salvaguardia del nostro patrimonio storico, architettonico e culturale. Citiamo solo alcune opere sponsorizzate dalla sua azienda: il restauro del Castello Marco Simone a Guidonia; il recupero di un piviale ricamato (custodito a Milano, presso il Museo Poldi Pezzoli) il cui disegno si è rivelato essere autentico di Botticelli; nel 1998 la “Laura Biagiotti Parfums” ha riportato agli antichi splendori la Scala Cordonata del Campidoglio disegnata da Michelangelo; ha recuperato, insieme a Suo marito Gianni Cigna, gran parte del nucleo più importante dei quadri del pittori futurista Giacomo Balla e nel febbraio del 2007 è stata anche operata una sinergia tra la Laura Biagiotti ed il Ministero per i Beni e le Attività Culturali per dare il via ai lavori di Restauro delle Fontane di Piazza Farnese a Roma. Lo stesso è avvenuto anche per altre e diverse encomiabili iniziative. In merito a tutto ciò, le chiedo: cosa può fare oggi la moda per promuovere, tutelare e valorizzare il nostro immenso patrimonio storico-culturale? E, poi, suggerisce anche agli altri Suoi colleghi di intraprendere il Suo stesso percorso e di seguirne l’esempio?

Come ho già ricordato, sicuramente la mia formazione culturale influenza moltissimo la mia vita e il mio stile. Sono figlia unica e un po’ figlia d’arte. Così molto giovane, mentre frequentavo il liceo classico dalle Orsoline di San Carlo, mi sono trovata comunque amorevolmente coinvolta dalle prime sfilate.

Per quello che riguarda il restauro della Scala-Cordonata del Campidoglio disegnata da Michelangelo, posso dire che nel mio pensiero la scala prestigiosa, detta appunto Cordonata, rappresenta una valenza tutta particolare. Perché è vestibolo e via iniziatica per ascendere attraverso i suoi gradini pacati, al sancta sanctorum della Caput Mundi. Perchéla Cordonataè quasi la materializzazione dell’invito e dell’Ave che dona Marc’Aurelio a chi sale al Campidoglio. Perché lì si percorre a ritroso il cammino del tempo che, nella clessidra della città eterna, scorre con ritmi propri, diversi da quelli di tutti gli altri luoghi.

Sono orgogliosa e molto soddisfatta di aver contribuito con il profumo Roma e Roma Uomo a restituire alla mia città un’altra parte del suo patrimonio; le due Fontane di Piazza Farnese, che hanno ripreso spirito e vigore, e dove la continuità delle tradizioni può contare su interventi come questo che saldano l’antico alla modernità. Il binomio “moda-cultura” che mi sento di rappresentare già da molti anni, acquista di giorno in giorno maggiore significato, avendo soprattutto riscoperto una funzione importante, una volta interpretata dalle grandi famiglie rinascimentali: quella del mecenate. Ridare a Roma una parte significativa della sua “dote”, prima con il restauro della Scala-Cordonata del Campidoglio, successivamente con l’inaugurazione dell’avvenuto intervento alle Fontane di Piazza Farnese, è stata per me una grande fonte di arricchimento.

Il connubio arte-moda è divenuto la nuova forma culturale artistica della fine del millennio appena trascorso. Non credo che l’arte sia lontana dal mondo della moda perché la moda è in continua evoluzione, è una continua ricerca di nuove espressioni e nuove forme. Tra le tante arti comportamentali si può tranquillamente inserire la fashion-art.

Capitolo: Laura Biagiotti e lo sport. Tantissimi sono stati gli atleti italiani che hanno deciso di sfilare e scendere in passerella per lei: la tennista Francesca Schiavone; l’arbitro Pierluigi Collina; lo sciatore Giorgio Rocca, il nuotatore Massimiliano Rosolino, il pilota di F1 Jarno Trulli, il campione di anelli Yuri Chechi, il pilota di Moto GP Marco Melandri; il ciclista Mario Cipollini; la schermitrice Valentina Vezzali, la sciatrice Daniela Ceccarelli, la nuotatrice Federica Pellegrini, le pallavoliste Francesca Piccinini e Maurizia Cacciatori, la schermitrice Margherita Grambassi e tanti altri ancora. Inoltre Lei è stata anche la prima stilista italiana ad investire nel golf. Infatti, nel 1991 ha inaugurato il “Marco Simone Golf”, uno tra i più bei campi italiani, situato alle porte di Roma, con 27 buche disegnate dall’architetto americano Jim Fazio che si snodano su 150 ettari di terreno intorno al Castello di Marco Simone, con una Club House, di ben 7000 metri quadrati: la più grande d’Europa, ove, nel maggio del 1994 si tenne l’Open d’Italia.
Inoltre sua figlia Lavinia Biagiotti Cigna è stata il primo Tedoforo della moda ad aver portato la Fiamma delle Olimpiadi Invernali di Torino nel Dicembre 2006. Ebbene, a Suo giudizio, quant’è importante e significativa la sinergia tra moda e sport, nata con l’intento di rafforzare due tra i più grandi settori che contribuiscono a diffondere il prestigio del Made in Italy nel Mond0?

laura biagiottif09-120x180Perché quando mi domandano che sport pratico, rispondo: “La Moda!”. Così ho scelto assieme a mia figlia Lavinia, di far partecipare alle mie sfilate in qualità di testimonial d’eccezione, molti giovani campioni italiani dello sport perché sono emotivamente coinvolta verso questi eroi del quotidiano che si impegnano al confine dello loro possibilità fisiche e intellettuali per raggiungere valori di nobiltà non sempre apprezzati e riconosciuti dai media per quello che effettivamente rappresentano in positivo per il nostro Paese e per lo sport italian0.

Questa sinergia di basa su due notorietà diverse e in qualche modo opposte; la presenza di attori, grandi stelle internazionali del cinema e del teatro, alle sfilate di moda, oggi universalmente invalsa come uso del testimonial-superstar, comporta una ulteriore sottolineatura di virtualità quale la moda e il cinema rappresentano reciprocamente.

La tennista Francesca Schiavone con indosso un abito da sera Laura Biagiotti.
La sinergia dello sportivo è invece di segno opposto perché porta sulla passerella la rappresentazione e la testimonianza di un podio di verità e di vita vissuta, in contrappunto con la virtualità della rappresentazione, sempre un po’ utopica della sfilata di moda.

Ogni anno più di 70 collezioni di abbigliamento ed accessori escono dalla Sua maison e dal Suo estro creativo: la linea di pret-à-porter Laura Biagiotti, la linea kids Laura Biagiotti Dolls, le collezioni di lingerie, di borse e di pelletteria, gli occhiali da sole e da vista, i foulards, gli ombrelli, le calze e le calzature uomo donna e bambino, la biancheria per la casa, le bomboniere ecc.. Qual è la linea che Le piace di più disegnare?

Sono una persona curiosa e mi piace disegnare, assieme ai miei collaboratori, tutte le linee che lei ha citato, un po’ perché è la naturale evoluzione del mio lavoro e poi anche perché per ogni collezione ci sono degli studi diversi di materiali, rifiniture, accostamenti che fanno si che la mia voglia di conoscere venga sempre stimolata. Immagino di continuare, attraverso gli accessori e gli oggetti che derivano dall’idea madre dell’abito, quel progetto futurista dell’arte applicata, che voleva la ricostruzione dell’universo attraverso i mattoni di una nuova estetica.

Qual è l’abito che Le sta più a cuore?

L’abito bambola Biagiotti inventata ad hoc, elegante, spazialista, confortevole, monotaglia. Nelle moltissime collezioni da me editate in 40 anni di attività, l’abito-bambola, declinato con materiali diversi è sempre presente. La mia fonte di ispirazione è sempre stato il quotidiano, il movimento, il comfort, la qualità. Per questo motivo ho inventato l’abito bambola, affinché le donne non si sentissero condizionate o prigioniere. Il mio abito bambola, archetipo a forma di trapezio, contempla capienze interne, un po’ magiche, un po’ nascoste, ideali per una figura normale di donna e non solo per top model. Mi interessa l’idea dell’abito dinamico, quindi non l’oggetto statico appeso alla stampella nell’armadio o appoggiato sulla seggiola ai piedi del letto la sera, con l’abbandono di un oggetto senza vita…

Laura Biagiotti, vuol dire anche tradizione: Lei ha iniziato la Sua carriera ed il suo amore per la moda nella bottega di Sua madre, la Signora Delia Soldaini Biagiotti, mentre sua figlia Lavinia non solo sta seguendo le Sue stesse orme, ma ha anch’ella, proprio come Lei, ha già ricevuto apprezzamenti da parte del mercato e numerosi premi; è impegnata in diverse iniziative nel settore e sta seguendo, in maniera del tutto egregia, il suo stesso lavoro. Proprio per questo motivo: quali saranno i suggerimenti, i valori e gli insegnamenti che le lascerà in eredità?

Sotto il profilo personale con mia figlia Lavinia, il rapporto professionale non incide, al di là del fatto che tra figli elaviniabiagiotti-131x180 genitori credo sia inevitabile ed anche stimolante un certo naturale ed educato confronto: l’importante è non radicalizzare e rappresentare comunque la positività dello scambio di idee. E’ fondamentale, come dico spesso, essere “open mind” perché la ritengo una condizione indispensabile per relazionarsi adeguatamente al mondo contemporaneo, globalizzato e velocissimo. Una disponibilità ad aprirsi al nuovo senza preconcetti. I giovani rappresentano le energie vitali quelle che devono essere spese, non legate alla tradizione, ma ad uno spirito nuovo d’interpretarla. Per quanto mi riguarda, mia figlia Lavinia, oggi Vice Presidente della nostra Società, è “un’allieva” assai scrupolosa, ma anche io sono disposta ad imparare da Lei. Penso debba realizzarsi un’osmosi attenta e generosa e che le nostre idee abbiamo costantemente bisogno di quell’enzima di freschezza e fantasia portato dalle nuove generazioni.

In sole tre parole, come definirebbe lo Stile Laura Biagiotti”?

Da una donna, per le donne.

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